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domenica 8 giugno 2008

Di electro, anima e cera

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Un respiro profondo, Umberto, lo vedi che stai sudando?
Sono all’entrata del Lido Fruit. Non sono solo, insieme a me ci sono giornalisti spaesati e poi, in ordine di apparizione, il rapper gangsta, Ciro, i ventisette commensali di Ciro, la ragazza seminuda A, la ragazza seminuda B, il pappone butterato. E un po’ di altra gente che dubito sia accorsa a Licola, un po’ di chilometri fuori Napoli percorrendo la Domiziana, per il concerto dei Soulwax. Ascolto senza volerlo i loro discorsi:

- “Ma chist’ che sonan’ chi song’?”
- “E’ ‘nu gruppo che tene ‘o nomm’ in angles’”
- “Io si nun magno subbito schiatto!”

E così via, chiaro che non fervono per il concerto che andrà di lì a poco a incominciare. Un omino tarchiato accanto a me prende ad urlare perché si sbrighino a farlo entrare, avendo lui dei soldi da dare a tale Roberta e, dice, già devo pagare Roberta, posso mica pagare anche il biglietto. Io invece non devo pagare Roberta, non so neanche chi sia Roberta, e mi prendo un attimo per fermarmi e pensare: come cazzo sono capitato in tutto questo?

Venerdì 30 Maggio 2008, sono, insieme ad un paio di amici, sulla strada che collega Napoli con il nostro paesino di provincia. Ci accingiamo a recarci nei pressi del capoluogo campano per un evento che solo a parlarne già ti sembra che l’abitacolo dell’auto si muova al ritmo di una cassa dritta: l’anteprima del Neapolis Festival con Soulwax, 2 Many DJs e chiusura in bellezza con il duo di dj cosentini Shirt vs T-Shirt; questi ultimi già visti lo scorso anno come dj ufficiali del Six Day Sonic Madness, probabilmente il miglior dj-set/live-set italiano, anche soltanto la loro esibizione varrebbe la pena del viaggio. Andateli a vedere, se vi capita, è un’esperienza che rimane a lungo impressa nella mente. A metà tragitto telefono a Fabio, uno degli Shirt vs T-Shirt, per chiedergli informazioni precise sulla strada da percorrere, sull’orario di inizio, sull’eventuale natura aliena dei Soulwax. Mi risponde una voce intristita, depressa, che mi annuncia che loro non ci saranno, che hanno avuto un contrattempo e sono dovuti tornare indietro. Shit happens, scriveranno poi sul loro myspace. Ed è quello che penso anche io, ma quasi non vorrei crederci, non siamo neanche arrivati e una buona fetta della serata se n’è andata a farsi benedire, quando si dice la sfiga. Mi dispiace soprattutto per loro, l’esibizione al fianco dei Soulwax sarebbe stata un giusto tributo alla loro bravura. Mi consolo pensando che avranno modo di rifarsi. E anche noi: ci restano comunque Soulwax e 2 Many DJs. E buttali via.
Arriviamo finalmente a Napoli, imbocchiamo la tangenziale, superiamo Pozzuoli. Uscita Licola, siamo vicini, è quasi fatta. Poi sbagliamo strada cinque o sei volte. Arriviamo davanti ad una sfilza di cartelli indicanti i vari lidi, ovviamente ci sono tutti tranne il Lido Fruit, la nostra meta. Infine, tra un po’ di indicazioni chieste per strada e che si contraddicono a vicenda e qualche telefonata, riusciamo ad arrivare a quella che dovrebbe essere la sede del concerto. C’è gente, sono membri del servizio di sicurezza provvisoriamente adibiti al parcheggio. Pensiamo bene di chiedere a loro:

- “Mi scusi, è qui il concerto, l’anteprima del Neapolis Festival?”
- “E che r’è ‘u neapolìs festival? Uagliù, nun ‘o sacc’, ca’ ce sta ‘nu concerto house”

Decidiamo che sì, nell’immaginario di un buttafuori di queste parti quello dei Soulwax può essere un concerto house. E abbiamo ragione, il posto è questo, la visione di un po’ di facce familiari ci rassicura. Ora non ci resta che trovare l’addetto agli accrediti stampa. Ma dentro di noi sentiamo che non sarà come dirlo.

E rieccoci qui, all’entrata per chi è in lista, tra gente che attende la cena, donne seminude, individui da leinonsachisonoio e omini che devono dei soldi a Roberta. E’ tardi, è stato sforato di tre ore l’orario di apertura dei cancelli, siamo stanchi, ci sono passati avanti in quarantacinque. Ma attendiamo con pazienza il nostro turno che, finalmente, arriva. Entriamo e il posto non è come ce lo immaginavamo. O forse è proprio come ce l’aspettavamo, ma sperando di sbagliarci. E’ un lido dall’arredamento molto pacchiano, con un bar dai prezzi esorbitanti – o, per meglio dire, disumani – e un dj che subito dopo il nostro ingresso, quasi ci aspettasse al varco, parte con una selection degna della Radio Ibiza dei giorni peggiori. L’area adibita al concerto invece è bella, il palco è in piena spiaggia, con il mare alle spalle. I Soulwax – qualcuno lassù mi vuole bene – iniziano a suonare non troppo tardi e costringono il dj del lido ad interrompere la sua esibizione. Peccato.

Il concerto è una goduria. Un set tiratissimo di un’ora e mezza, tre synth, che talvolta si tramutano in due synth e un basso, accompagnati da un batterista che è una macchina. Si passa da alcuni successi della band belga, E Talking, Slowdance, Miserable Girl, ad alcuni remix eccellenti contenuti nell’ultimo lavoro Most of the Remixes. Trattasi della quintessenza del remix, brani presi, destrutturati, ricostruiti, risuonati in pieno stile Soulwax. I momenti più alti del concerto si toccano proprio quando i fratelli Dewaele e soci si lanciano in una Robot Rock dei Daft Punk da delirio puro e in una Phantom dei Justice che fa ballare anche gli scogli assieme alle onde. I bassi picchiano e stare fermi è impossibile, sulla spiaggia è tutto un agitarsi all’unisono di centinaia di corpi. L’esibizione è talmente coinvolgente che finisce e neanche te ne accorgi. Non c’è bis, ma sappiamo perché: tra poco David e Stephen Dewaele risaliranno sul palco per esibirsi come 2 Many DJs.

I Soulwax hanno smesso da pochi secondi ed ecco che il dj del lido, il nostro aguzzino, riparte con la sua terribile selezione dei dischi più brutti della musica house più brutta che si ricordi. Ripensiamo malinconicamente agli Shirt vs T-Shirt che se non fossero stati costretti al forfait ci avrebbero evitato tutto questo.

Passa poco più di un’ora e le luci sul palco si riaccendono. E se mi avessero detto a cosa avrei assistito da lì in avanti, probabilmente non ci avrei creduto. Davanti ai nostri occhi si para un contrasto imbarazzante tra l’esibizione memorabile dei 2 Many DJs, che si muovono in consolle con un’abilità che è seconda a quella di pochi altri dj al mondo, e l’orribile teatrino a cui siamo costretti ad assistere. Tutto attorno al duo belga ci sono più di dieci persone, forse membri dell’organizzazione, forse parte dello staff del lido, che hanno fatto confusione tra l’anteprima del Neapolis Festival (che sì, è una festa, ma con una storia alle spalle, con degli artisti che si esibiscono, con un pubblico che ama la musica e non semplicemente la baldoria) e una serata estiva del Cocoricò di Riccione. Una ragazza che indossa soltanto una lunga camicia balla con la sensualità di un cammello, un paio di ultracinquantenni si atteggiano a quindicenni, qualcuno porge a David e Stephen delle maschere da sub invitandoli a indossarle (!?), un energumeno in canotta, lampadato e palestrato, prende a spingere i 2 Many DJs verso il pubblico, allunga le mani sulla consolle per collegarvi un microfono da cui urlare incitamenti da festa di compleanno, incurante degli insulti che gli arrivano dal pubblico, ad un tratto mette le mani nel posto sbagliato e interrompe la musica (ve lo ripeto: allunga le mani sulla consolle ed interrompe la musica!), davanti agli occhi basiti dei dj che si chiedono, come me qualche ora prima: ma come cazzo ci siamo finiti in tutto questo?

Sul live-set c’è poco da dire: una selezione perfetta dal primo all’ultimo pezzo, nella quale c’è spazio anche per i Ricchi e Poveri e i Black Sabbath, suonata con grande fantasia e grande entusiasmo. I 2 Many DJs non si lasciano scoraggiare, sebbene appaiano visibilmente urtati, da quello che gli accade intorno. Ma la loro esibizione, che in molte altre situazioni andrebbe avanti per ore, dura il minimo indispensabile.

Alla fine c’è ancora spazio per il dj del lido ed è quindi giunto il momento per noi di levare le tende. Tanto l’after-party targato Cosenza non ci sarà, resta solo da pensare di aver assistito a qualcosa di bello, che poteva essere molto meglio. In effetti agli organizzatori del Neapolis Festival va fatto un grande plauso per aver portato in Italia come antipasto a Massive Attack, R.E.M., These New Puritans, etc che si esibiranno a Luglio all’Arena Flegrea, un evento del genere; ma al contempo non è perdonabile una così scarsa accortezza nella scelta della location e nella gestione della situazione. Dopo anni di concerti visti e organizzati io ho capito che queste ultime cose sono importanti almeno quanto le esibizioni stesse. E a sentire tante altre persone presenti il 30 Maggio a Licola, non sono l’unico a pensarla così. Per fortuna. Appuntamento a Luglio, per un altro grande evento. Ma sappiamo che non sarà poi la stessa cosa.

5 scleri di ignari passanti:

kontrasto ha detto...
8 giugno 2008 alle ore 22:08

Questa è la versione completa del pezzo, una versione più breve, immediata e scorrevole, nonché meno blogghereccia, dovrebbe essere pubblicata tra stasera e domani sulla webzine che mi ha fornito il pass stampa. Ma io, personalmente, trovo che questa sia meglio.

Anonimo ha detto...
10 giugno 2008 alle ore 00:34

Non so se invidiarti per il concerto o biasimarti per non aver tirato una bottiglia in faccia alla gente sul palco.

Anonimo ha detto...
10 giugno 2008 alle ore 09:24

Complimenti per il racconto, sei sempre il migliore...

Anonimo ha detto...
10 giugno 2008 alle ore 19:20

Com'è che non gli avete sparato?

Anonimo ha detto...
21 giugno 2008 alle ore 21:49

Un racconto molto bello che rende bene l'idea della serata... che mi sembra di capire tutto sommato sia stata bella...

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