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mercoledì 8 ottobre 2008

Cent'anni di noia

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Il fatto che io e Valerio ci siamo ritrovati a leggere lo stesso libro quasi contemporaneamente è un caso. Il fatto che la pensiamo più o meno allo stesso modo anche, o forse no, forse è il motivo che ci ha spinto ad aprire un blog insieme.

Comunque. Il punto è che Cent'anni di solitudine di Gabriel García Márquez è una noia mortale, c'è poco da dire. Mettiamola che come per La casa degli spiriti di Isabel Allende, questi libri di infinite epopee familiari che non hanno né capo e né coda non fanno per me. E se il libro della Allende ha almeno di memorabile le ultime cento pagine, non ho trovato niente in quello di Márquez che pensi di poter ricordare tra una settimana.

Permettetemi un'osservazione. Va bene i gusti e tutto, senza dubbio a ognuno va il suo, e menate varie. Credo però che in tanti commenti (non tutti) su Cent'anni di solitudine che ho sentito in giro, ci sia un po' quel meccanismo che porta a doversi uniformare a certi giudizi, dover parlare bene di una cosa perché sì e basta. Un po' come va per Sulla strada di Jack Kerouac, che in parecchi sono lì a dire che è il libro più bello della beat generation, quando di beat non è che abbia poi molto.

Poi sbaglierò, ma io preferisco Jonathan Safran Foer.

L'articolo è stato scritto per Liberipensieri.net

6 scleri di ignari passanti:

Anonimo ha detto...
9 ottobre 2008 alle ore 13:28

il fatto che io sia capitata dopo un pò di tempo su queste pagine è un caso.o forse no.il fatto che tu abbia intitolato il post in questo modo è un caso.o forse no.è una cazzata.
il fatto che cent'anni di solitudine sia il mio secondo libro preferito dopo l'amore ai tempi del colera non è un caso.e non lo è neppure il fatto che il suddetto Marquez abbia vinto un certo Premio Nobel per la letteratura.o mi sbaglio?...
poi,de gustibus,certo.

kontrasto ha detto...
9 ottobre 2008 alle ore 21:25

Il fatto che non passi qui da un po' di tempo non è un caso, è che sei una stronza.. :P

A me il libro mi ha annoiato a morte, una roba descrittiva con duemila pagine di fatti elencati come in un'interrogazione di storia alle medie. Ma alla fine non è questo. Qui si parla del fatto che i mostri sacri mi danno alla testa, questo fatto che non se ne possa parlare male lo trovo estremamente stantìo. Non mi riferisco in particolare né a te, né ad Alessia che mi ha consigliato il libro, è una sensazione generale rivolta a parte della produzione letteraria, musicale e cinematografica, considerata "intoccabile". Poi che a voi e a tanta altra gente sia piaciuto e ad altra ancora no, è un altro mazzo di maniche...

Infine, che sia stato Premio Nobel per la letteratura trovo sia, davvero, irrilevante. Enrico Fermi è stato premio nobel per la Fisica ed era parte integrante del progetto Manhattan, in altre parole ha inventato la bomba atomica. E il calciatore più popolare del 2007 secondo l'IFFHS sarebbe l'egiziano Mohamed Aboutrika. Insomma, 'sti premi non è che ci sconfinferano proprio...

Anonimo ha detto...
10 ottobre 2008 alle ore 16:49

"Cent'anni di solitudine",iniziai a leggerlo ma non l'ho finito. Di Isabel Allende non ho letto "La casa degli spiriti" ma "Paula" "Il mio paese inventato" e "Ritratto in seppia".Diciamo che non è tanto male, però letto un libro di questa autrice,gli altri sono identici(tutti di carattere autobiografico). Kerouac: anche qui ho provato come con il primo. Credo che in genere i classici per essere tali,siano delle buone letture,ma la penso un pò come te:non vale per tutti. Amarilli

Anonimo ha detto...
23 ottobre 2008 alle ore 13:11

il problema non e' che non ti piaccia marquez. il problema e' che dici di preferirgli Jonathan Safran "scatole con i nomi sopra=significativa allegoria della memoria perduta delle genti di europa" Foer. Che Marquez magari ti sembra pesante e didascalico, ma J.S. Foer e' l'equivalente newyorkese di Baricco.

kontrasto ha detto...
23 ottobre 2008 alle ore 13:28

Il punto è che Marquez è didascalico e descrittivo oltre il tollerabile. Questo è un fatto, poi può variare la soglia di tolleranza e vabbè. Che poi Foer sia l'equivalente newyorkese di Baricco trovo sia opinabile, anche se per alcuni aspetti condivisibile. La questione è: sarebbe un male?

Anonimo ha detto...
23 ottobre 2008 alle ore 14:36

bravo, hai centrato il punto come al solito... è un problema di soglie di tolleranza... se è altissima capisco pure ke possa sembrare un ottimo libro...

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